“Tutti parlano della diversità, ma quando ti alzi la mattina e ti ritrovi senza capelli… ecco, quella è una bella batosta.”
Cristina convive con l’alopecia sin da piccola, una patologia che l’ha portata a percorrere un cammino diverso da quello che si sarebbe aspettata.
Negli anni ha cercato di costruire una sorta di femminilità parallela che potesse includere i capelli, questo fino a quando ha trovato il suo punto di riferimento: Vivay.
Vivay per lei è diventato il suo collegamento fisso con l’estetica che riesce a donarle quella gratificazione femminile che ha sempre cercato.
Nel corso dell’intervista che abbiamo strutturato con lei, tende a rimarcare più volte questo concetto: Vivay ha quell’attenzione in più, si pone al servizio della cliente, lasciando a quest’ultima la libertà di scelta sulle caratteristiche che costituiranno la sua protesi di capelli, per adattarsi nel migliore dei modi alla sua quotidianità.
Raccontami un po’ di te. Quali avvenimenti ti hanno portata da Vivay?
Ho un vissuto molto particolare: ho un’alopecia areata dall’età di 6 anni che poi si è evoluta in alopecia totale intorno ai 20 anni.
Convivendo con questa patologia, mi sono detta che avrei dovuto trovare una soluzione concreta perché i miei capelli non potevano ricrescere. Ho scelto una protesi, un sistema che, in qualche modo, potesse alleggerire il disagio che stavo provando.
Come hai conosciuto Vivay?
Conoscevo già il lavoro di Vivay, sapevo della loro professionalità tramite il passaparola.
Quando entri in contatto con un nuovo mondo, hai sempre delle aspettative su come sarà la tua esperienza. Ho scelto di affidarmi a Vivay, senza troppe remore. Penso sia stata la strada giusta per accettare la situazione che stavo vivendo, accogliendo i risvolti positivi che mi ha portato.
La particolarità di Vivay sta nel fatto che so che posso contattarli per qualsiasi cambiamento, che sia un cambio di colore o una piega diversa, con la convinzione che sarò sempre seguita con tutta l’attenzione possibile.
Come è stato l’impatto che ha avuto la tricoprotesi su di te e sulle altre persone?
Rispetto a quando ero giovane la tecnologia ha fatto degli enormi passi avanti.
Le mie figlie guardando la protesi che ho adesso e confrontandola con le parrucche che indossavo anni fa, mi dicono che sembro molto più giovane adesso.
Per me, avere la possibilità di indossare una parrucca, ha sempre significato tanto.
Ogni volta che facevo un passaggio di parrucca, questa corrispondeva ad una sorta di progressione. Ogni volta aggiungevo sempre qualcosa di importante, di nuovo, sempre più in linea con le esigenze del momento.
Perché hai scelto Vivay?
C’è stato un momento in cui ho cominciato ad essere più esigente verso le protesi che indossavo, volevo liberarmi da quel senso di pesantezza che mi davano. Sentivo che era il momento giusto per fare un cambiamento irreversibile nella mia vita. Notavo l’esigenza di avere una protesi molto più semplice da gestire e che non mi portasse via troppo tempo nella sua manutenzione. Ho avuto la fortuna di incontrare il team Vivay nel momento giusto: hanno “cucito” la protesi sulla mia testa.
Ti va di parlarci della tua esperienza in Vivay?
Parto dicendo che non ero abituata ad una protesi così personalizzata.
La protesi che indosso tutt’ora è stata costruita prendendo le misure della mia testa. Durante tutta la consulenza mi sono sentita presa in carico, non come uno standard, ma come una persona. Mi è stato chiesto espressamente cosa desideravo e quali erano le mie esigenze.
Il bello di Vivay è proprio questo, che ascolta sempre le tue richieste e fa di tutto per portarle a termine. C’è quella passione sul lavoro e quell’attenzione alla persona che non sono scontati, anzi, possono fare la differenza.
Consiglieresti una tricoprotesi Vivay alle persone che hanno la tua stessa patologia?
Certo! Le protesi sono così belle e naturali che l’unico step da fare in più riguarda l’adattamento. Una volta che questa diventa parte di te e sai di poter contare su un team sempre presente, scopri di poter avere un punto di riferimento importante.